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CBAM sta per Carbon Border Adjustment Mechanism ed è una misura approvata nei giorni scorsi dal Consiglio Europeo nell’ambito del pacchetto “Fit for 55”. È uno strumento che supporterà il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal e si affiancherà al sistema Eu–Ets per lo scambio di quote di emissioni.

In pratica i prodotti ad alta intensità di carbonio importati da soggetti non-Ue verranno tassati con gli stessi costi Ets che sostengono i produttori europei. Questo strumento vuole evitare che le aziende europee soffrano la competitività di aziende che producono in paesi con politiche ambientali più permissive, o che le aziende europee stesse esternalizzino le loro produzioni, fuori dall’Ue, per evitare questi obblighi.

Il CBAM è a tutti gli effetti un dazio sui prodotti importati in Europa da Paesi con regolamenti sulle emissioni meno stringenti, pensato per proteggere il mercato europeo dalla concorrenza sleale e incentivare gli altri paesi ad alzare le proprie ambizioni climatiche.

In pratica non sarà possibile avvalersi di un fornitore non-Ue, probabilmente più inquinante, senza accollarsi un prezzo maggiore, e gli stessi produttori non-Ue non potranno immettere sul mercato prodotti più economici ma creati con meno attenzione per l’ambiente.

I settori interessati dal CBAM sono quelli che producono cemento, alluminio, fertilizzanti, energia elettrica, ferro e acciaio. Ci sarà una soglia minima che esenta le spedizioni inferiori ai 150€ dagli obblighi CBAM: si tratta di una scelta di semplificazione perché riguarda 1/3 delle spedizioni UE, ma che hanno un impatto sulle emissioni trascurabile rispetto al resto.

Il meccanismo entrerà in vigore a partire dal 2026, preceduto da un periodo di transizione di tre anni, durante il quale ci saranno solo obblighi formali di comunicazione e di informazione sulle importazioni.

Il CBAM rappresenta un’altra vittoria per la politica climatica europea: uno strumento per accelerare ulteriormente la decarbonizzazione, proteggendo il mercato europeo e incoraggiando altri paesi a diventare più sostenibili ed emettere meno Co2.  Questo meccanismo inoltre è ideale per sostenere e accelerare l’indipendenza energetica dell’Europa, tema caldo e attualissimo.

Il CBAM è già stato contestato come un dazio a finalità protezionistica dai Paesi esportatori più inquinanti, come Brasile, India, Cina e Sudafrica e il rischio è che possa aumentare le tensioni già esistenti sul mercato di scambio tra questi paesi.

È lecito chiedersi se si riuscirà a trovare un equilibrio fra l’ambizione dell’Ue sull’ambiente e la necessità di cooperazione nell’economia globale.

Adriano Zucca – socio fondatore Momentumgreen

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