google-site-verification=g-A0IkMT4sGW4a3a3BG528ew3Vp0yNcHAV2lKFsznCA

Il tema è attualissimo e molto “caldo”.

In questo periodo il tema della transizione energetica è all’ordine del giorno: il recente studio dell’Agenzia internazionale sull’energia (IEA, 2021) mostra come la transizione energetica richieda ingenti investimenti (nell’ordine delle migliaia di miliardi di euro all’anno) e comporterà, come vedremo noi stessi nel breve termine, un aumento significativo di alcuni costi, tra cui banalmente quello di luce e gas.

La transizione ecologica potrebbe, quindi, portare nel breve termine una diffusa povertà energetica, riducendo la capacità di alcuni soggetti ad accedere ad un insieme minimo di servizi energetici: l’aumento dei prezzi implica conseguenze pesanti sulle famiglie e sulle imprese che non possono esser ignorati. Recentemente il ministro italiano per la transizione ecologica ha confermato che il governo è fortemente impegnato per la mitigazione dei costi delle bollette e a far sì che la transizione verso le energie più sostenibili sia rapida e non penalizzi le famiglie.

I rincari hanno molte cause: la principale è l’aumento delle quotazioni delle materie prime energetiche e soprattutto del gas naturale per cui l’Europa dipende dall’estero. La crescita economica globale ha aumentato la domanda di energia, mentre la produzione e il trasporto non riesco a soddisfare completamente questa richiesta.

Inoltre, secondo gli esperti, i rincari sono dovuti anche gli alti prezzi dei permessi di emissione di CO2.
Il prezzo di queste quote viene aumentato gradualmente, e quindi anche le tariffe in bolletta, per spingere le aziende a decarbonizzare e a favorire, da parte dei consumatori, un passaggio verso il gas.

La preoccupazione è che la transizione energetica possa accrescere il numero di famiglie in condizioni di “povertà energetica”: in buona sostanza, ci saranno famiglie che risulteranno maggiormente colpite dall’aumento dei prezzi dell’energia per la loro impossibilità di modificarne la domanda, già prossima ai livelli minimi di consumo.

Uno studio di alcuni ricercatori dell’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica (OIPE) definisce le famiglie in povertà energetica come quelle che spendono troppo per scaldarsi rispetto alle loro possibilità e devono comprimere ulteriormente i loro, già essenziali, consumi e quelle invece che devono scegliere tra “to or to heat” (scaldarsi o mangiare). L’OIPE redige annualmente un report che contiene una prima parte dedicata alla misurazione della povertà energetica e una seconda alle politiche di contrasto.

Secondo il “Rapporto sullo stato della povertà energetica in Italia” (qui puoi scaricare il documento integrale) alla fine del 2019 in Italia 2,2 milioni di famiglie erano in uno stato di povertà energetica. Intrecciando questi dati con quelli Istat si trattava, per lo più, di famiglie in condizioni di vulnerabilità, ed è probabile che questo abbia comportato per loro la riduzione di altre voci di spesa essenziali, come cibo o medicine, determinando una generale perdita di benessere.

È necessario monitorare queste problematiche, con grande attenzione anche alle singole persone e alle famiglie che subiranno i cambiamenti di questa rivoluzione verde e allo stesso tempo ma, probabilmente, soltanto in un medio/lungo termine, ne beneficeranno.

La sfida dei governi deve essere anche quella di gestire la transizione ecologica, tutelando le fasce più deboli, favorendo inclusività e consenso sociale.

Minarelli Mara – socio fondatore Momentumgreen
Scopri QUI i nostri progetti
Iscriviti QUI alla newsletter

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.