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La natura è in grado di estrarre carbonio dall’aria e immagazzinarlo sottoterra, tra i suoi migliori strumenti ci sono proprio le torbiere, paesaggi trascurati a lungo.
La torbiera è un ambiente caratterizzato da grande abbondanza di acqua, una sorta di acquitrino o palude, dove l’acqua è piuttosto stagnante e a bassa temperatura in cui si sviluppa una vegetazione prevalentemente erbacea, come muschi e graminacee, tipica dei luoghi umidi.

Gli scienziati hanno recentemente scoperto che questa spessa torba marrone nasconde vaste riserve di carbonio, rendendo le torbiere uno dei migliori pozzi di carbonio del mondo; per decenni questi luoghi sono stati trascurati, fino ad asciugarsi e bruciarsi, spingendo ogni anno quasi due miliardi di tonnellate di carbonio nell’atmosfera. Il 5% delle nostre emissioni annuali di gas serra proviene proprio dai milioni di acri di torbiera che da pozzi di carbonio sono diventate fonti di carbonio. 

Le torbiere svolgono un ruolo essenziale sul nostro pianeta se si pensa che coprono solo il 3% della superficie terrestre ma hanno la capacità di immagazzinare circa 500 gigatonnellate di carbonio, l’equivalente del 67% di tutta la Co2 nell’aria, o tutta la Co2 contenuta nelle foreste boreali del mondo che, diversamente, occupa ben il 10% della superficie terrestre.
Una profondità di un metro di torba corrisponde a circa 1.000 anni di stoccaggio di carbonio, e proprio perché attualmente così tanto carbonio è rinchiuso nelle torbiere, capire come rispondono ai cambiamenti climatici è essenziale per sapere se un giorno potrebbero rilasciare queste enormi quantità di Co2 nell’aria. 

Ma le torbiere degradate possono spesso essere risanate, ripristinando il loro potere di estrazione del carbonio? 

In Scozia, come racconta il giornalista del New York Times David Segal nel suo ultimo servizio, un miliardario imprenditore dell’industria del fast fashion, che sappiamo essere devastante per l’ambiente (leggi QUI), sta risanando molti acri di queste torbiere. Per un periodo limitato, il governo scozzese offre un generoso sussidio per gli sforzi di ripristino delle torbiere, come in questo caso, aumentando le possibilità che i proprietari terrieri possano trarre profitto dalla cura delle proprie paludi; i crediti per tutte le nuove tonnellate di carbonio immagazzinate saranno disponibili per l’acquisto. Se il prezzo dei crediti di carbonio si alza si rischia però che le terre scozzesi diventino interessanti per gli investitori che le utilizzano per questi scopi, rendendo il costo troppo elevato per chi le vive. Come già successo in Congo le aziende stanno puntando le foreste che proteggono la rete di torbiere locale, che è la più grande al mondo, e gli abitanti dei villaggi locali che combattono la deforestazione sperano di poterle salvare.

Nel mondo ci sono molte torbiere, in Italia tra le più famose ci sono sicuramente quelle del Lago di Iseo.

Anche le torbiere ci insegnano che per salvarci dal cambiamento climatico le soluzioni vanno trovate nella natura: le spettacolari foreste tropicali non sono quindi più importanti delle paludi inospitali così come i grandi oceani si possono salvare solo con la salvaguardia dei piccoli e grandi fiumi.

Tutto è collegato e gli effetti del cambiamento climatico hanno evidentemente sempre e come unica causa accertata l’attività umana.  

Adriano Zucca – socio fondatore Momentumgreen

 

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