Nei giorni scorsi la costa orientale della Sicilia è stata inondata dal primo uragano italiano.
Ancora una volta i disastri ambientali ci hanno colto impreparati a gestirli (ne abbiamo parlato recentemente qui); solitamente, infatti, fenomeni di questo tipo, si verificano in zone tropicali perché si formano negli oceani e non in bacini più ristretti come il Mar Mediterraneo.
Il cambiamento climatico e il surriscaldamento globale, in sostanza, stanno “tropicalizzando” alcune zone come quella mediterranea.
Secondo gli studiosi, questo primo uragano italiano battezzato con il nome ‘Medicane’ (una crasi da Mediterranean e Hurricane) sarà solo il primo di una lunga serie.
Ma perché assisteremo anche in Italia sempre più frequentemente a questo fenomeno?
In pratica, si combinano due fattori il torrido clima del Nord Africa e l’innalzamento delle temperature del Mar Mediterraneo scatenando un effetto a pentola a pressione.
Avvisaglie simili si sono già viste in Sicilia gli scorsi mesi estivi con temperature che hanno raggiunto picchi di 49° e con un tornado che ha colpito l’isola di Pantelleria.
Il cambiamento climatico sta segnando anche l’economia siciliana con grandi cambiamenti che porteranno crisi e devastazione in alcuni settori e nuove opportunità in altri: l’agricoltura siciliana, ad esempio, sta cambiando moltissimo e le tradizionali coltivazioni potrebbero essere soppiantate da coltivazioni tropicali, a discapito della biodiversità.
Basti pensare che negli ultimi tre anni, sull’isola, è aumentata notevolmente la produzione di avocado, mango e papaya e che un’azienda italiana che produce caffè all’estero ha prodotto il suo primo caffè italiano coltivandolo proprio in Sicilia…impensabile fino ad una manciata di anni fa!
I cambiamenti climatici hanno reso possibile, infatti, queste produzioni anche nel nostro Paese.
Dal primo studio Coldiretti “I tropicali italiani” del 2019, risultavano 500 ettari coltivati a frutti tropicali, una superficie aumentata di ben 60 volte in pochi anni.
Poter contare su una produzione di frutta tropicale italiana significa avere la possibilità di acquistare frutti più economici, più freschi, più sostenibili poiché si riducono le emissioni legate alle importazioni, oltre ad avere una maggiore sicurezza alimentare.
Il rischio, dietro l’angolo, con 10mila ettari potenzialmente destinati alla produzione di frutti esotici ed una richiesta sempre più in aumento del mercato, è quello che si sviluppino coltivazioni intensive con ampio uso di sostanze chimiche dannose.
Per avere la garanzia di un prodotto salubre per noi e per l’ambiente, è necessario favorire le coltivazioni biologiche che, fortunatamente, grazie alla sensibilità di alcuni agricoltori siciliani sono già privilegiate.
Anche in agricoltura si dovrà quindi sperimentare una sorta di adattamento al cambiamento, fondamentale, oltre che in agricoltura, anche per la nostra stessa sopravvivenza.
Mara Minarelli – socio fondatore di Momentumgreen
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