Nel 2020 il fabbisogno di gas naturale dell’Italia è stato di circa 70 miliardi di metri cubi, di cui solo il 6% estratto internamente, il resto totalmente importato per la maggior parte dalla Russia.
Nel 2021 i consumi di gas naturale in Italia sono aumentati, di questi l’89% coperto dalle importazioni: l’Italia ne importa dalla Russia circa il 40% mentre è aumentata l’importazione da paesi come Algeria e Azerbaijan.
Nonostante questo incremento, la Russia rimane il nostro principale fornitore di gas, seguendo un lungo percorso che attraversa diversi stati l’Ucraina, la Slovacchia e l’Austria e, passando dal gasdotto TAG (Trans Austria Gas), arriva a Tarvisio, il primo comune italiano a ridosso del confine con la Slovenia.
In questi ultimi giorni molte sono le preoccupazioni di un attacco militare da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina e svariati i tentativi della diplomazia internazionale per evitare il conflitto. La situazione tra i due paesi, e in Europa in generale, rimane molto complessa, tra fasi di estrema agitazione e momenti di distensione è difficile prevedere come evolverà.
Ma cosa rischia l’Italia se scoppiasse una guerra in centro Europa?
Tralasciando gli importantissimi aspetti umanitari e le pesanti conseguenze civili, sul piano economico l’Italia avrebbe sicuramente molto da perdere ma anche alla Russia non converrebbe e non solo per la fornitura di gas.
L’Italia è il settimo fornitore della Russia a livello globale, Mosca rappresenta la quattordicesima destinazione al mondo per le merci italiane e lo scambio commerciale genera un volume d’affari di venti miliardi di euro l’anno.
Secondo i dati dell’osservatorio economico del ministero degli Affari esteri, Mosca vale l’1,5% del fatturato per le aziende italiane che esportano, soprattutto nel settore tessile, abbigliamento, macchinari e alimentari. La situazione sarebbe destinata a peggiorare repentinamente se la Russia decidesse di attaccare l’Ucraina. Al contrario, per la Russia, l’Italia è il nono paese destinatario per l’export soprattutto di materie prime, petrolio e gas naturale.
Il gas è sicuramente l’arma commerciale più potente: il blocco delle forniture avrebbe conseguenze pesanti per tutta l’economia europea; infatti, i 27 paesi dell’Ue sono il principale partner economico per la federazione russa e il 67% del gas russo viene esportato in Unione europea.
L’ Ispi ha pubblicato una mappa che riepiloga i paesi maggiormente esposti ad una crisi del gas dalla Russia, e, tra i grandi paesi UE, l’Italia è di gran lunga il più “dipendente” da Mosca.
Nel frattempo, l’ambasciatore russo Razov rassicura ‘Se l’Italia ha bisogno di più gas siamo pronti a fornirlo’ mentre la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen annuncia che, anche se la Russia dovesse bloccare le forniture di gas in caso di guerra in Ucraina, l’Europa sarebbe al sicuro grazie all’arrivo di duecento navi cariche di gas liquido ribadendo quanto sarà importante nel breve periodo investire per l’indipendenza energetica.
Questa situazione potrebbe avere conseguenze pesanti anche sulle materie prime agricole, soprattutto sui cereali, come sostiene la Coldiretti, considerando che la Russia è un vero e proprio granaio e che i due paesi insieme garantiscono circa un terzo della fornitura mondiale di grano. Basti pensare che l’Italia nel 2021 ha importato oltre 120 milioni di chili di grano dall’Ucraina e circa 100 milioni dalla Russia con una dipendenza anche in tal senso in crescendo.
Un eventuale conflitto potrebbe bloccare le spedizioni dai porti del Mar Nero, causando un crollo delle disponibilità di materia prima sui mercati mondiali e alimentando il rischio di carestie e rivolte popolari. Questo aspetto si aggiunge alla decisione della Russia di limitare a partire dai giorni scorsi e fino alla fine di Giugno le esportazioni di grano per contrastare l’aumento dell’inflazione interna.
Per l’Italia diventa fondamentale, non solo nel settore energetico, ma anche in quello agricolo ridurre la dipendenza dall’estero, sfruttando al meglio le risorse destinate anche a questo settore all’interno del PNRR per la transizione verde.
Mara Minarelli – socio fondatore Momentumgreen
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